Per secoli, il farro è stato il cereale principale utilizzato per produrre pane e téstaieu nelle colline del Tigullio. Tuttavia, tra il Cinquecento e il Seicento, la farina di grano ha iniziato a diffondersi grazie agli scambi commerciali, diventando un ingrediente fondamentale per soddisfare la crescente domanda delle comunità costiere.
Con l’aumento della richiesta di farina di grano, diverse aree del Tigullio e dell’entroterra acquisirono un ruolo centrale nel mercato granario. Le “ville” della Fontanabuona (Roccatagliata, Monleone, Pianezza), della Valle Sturla (Borzonasca), Val Lavagna (Carasco) e Val di Vara (Varese Ligure) divennero importanti centri di commercio. La loro posizione strategica facilitava la distribuzione del grano verso i comuni costieri.
Roccatagliata, ad esempio, ospitava un mercato settimanale frequentato dai mulattieri lombardi. Monleone e Pianezza avevano due mercati settimanali, con la partecipazione di circa duecento mule cariche di grano e altri cereali provenienti dalla Lombardia. Borzonasca e Carasco erano raggiunte da carovane provenienti da Bobbio e Santo Stefano d’Aveto, mentre Centocroci apriva le porte alla Val di Vara e a Varese Ligure, facilitando il commercio da Parma, Compiano, Bardi e Piacenza. Varese Ligure, infine, avviava i commerci granari verso Sestri Levante con un mercato settimanale e una fiera annuale di tre giorni.
La produzione di farina richiedeva una vasta rete di mulini, e il Tigullio ne era ricco. La Fontanabuona contava 48 mulini, l’area di Carasco 32, la Valle Sturla 61 e la Val Graveglia 45. Questa concentrazione di mulini era possibile grazie ai bacini imbriferi, che garantivano una buona quantità d’acqua per tutto l’anno. Questo sistema ben organizzato permetteva lo scambio dei grani, la loro trasformazione in farina e la produzione di pane, creando un vero e proprio comparto economico.
La storia della farina nel Tigullio è una testimonianza di come l’agricoltura e il commercio abbiano plasmato l’economia locale. Dalla coltivazione del farro alla diffusione della farina di grano, passando per l’organizzazione dei mercati granari e la rete di mulini, ogni elemento ha contribuito a creare un sistema complesso e vitale, che ha permesso alle comunità di prosperare e mantenere vive tradizioni culinarie come la produzione del pane e dei téstaieu.
Viarengo G., “L’Albero della Cuccagna. Paesaggio, alimentazione e cucina nella Liguria di Levante”, Chiavari, Internòs, 2023
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