Le colline che si specchiano sul Golfo del Tigullio sono da millenni caratterizzate dalla presenza dell’ulivo, una pianta che ha segnato profondamente il paesaggio e la cultura agricola della regione.
Gli studiosi di storia mediterranea indicano nel IV-III millennio a.C. l’inizio della coltivazione dell’ulivo. Questa pratica, intesa come addomesticamento della pianta e produzione dell’olio, ebbe origine nell’Oriente mediterraneo, lungo la costa siro-palestinese, per poi diffondersi in Egitto e Grecia. Nell’antica Grecia nacquero i primi miti legati all’ulivo, come la contesa tra Atena e Poseidone, dove Atena vinse donando agli uomini la pianta d’ulivo.
I Romani adottarono l’ulivo, trasformandolo in un prodotto fondamentale per l’economia del tempo grazie alle loro politiche e all’espansione territoriale. L’ulivo si diffuse così lungo tutte le coste del Mediterraneo, dal Nord Africa alle Colonne d’Ercole, dalla Spagna fino all’intera penisola italiana.
In Liguria, l’introduzione dell’ulivo richiese la costruzione di terrazzamenti per creare micro piane e coltivare versanti ripidi. Un esempio significativo è il frantoio più antico della Liguria, situato nella Villa Romana del Varignano Vecchio a Portovenere, che testimonia duemila anni di coltivazione dell’ulivo.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, la coltivazione dell’ulivo subì un declino fino al Medioevo, quando i monaci del Monastero di San Colombano di Bobbio iniziarono a promuovere nuovamente l’olivicoltura. Questi monaci, con le loro celle monastiche, reintrodussero l’ulivo, unendo evangelizzazione e agricoltura.
Nel XIV secolo, l’olivicoltura ligure conobbe una grande espansione grazie alle colture promiscue, dove l’ulivo veniva associato a vite e fichi, soprattutto lungo la costa chiavarese. Nel 1582, la Repubblica di Genova istituì il “Magistrato dell’Abbondanza” per gestire l’approvvigionamento di olio, seguito nel 1593 dal “Magistrato dei Provvisori dell’Olio” per regolamentare il settore.
Il 1709 fu un anno di devastazione per gli uliveti liguri a causa di una gelata eccezionale che distrusse secolari ulivi e richiese circa dieci anni per la bonifica e il ripristino della produzione. La carestia che ne seguì causò migliaia di morti e una crisi prolungata, aggravata da una seconda gelata nel 1713.
Nel 1869, il Bollettino Agrario del Circondario di Chiavari documentò il ritorno della Liguria orientale come produttore di olio, superando il consumo locale. Tuttavia, tra Ottocento e Novecento, l’emigrazione spopolò le vallate del Tigullio, causando l’abbandono delle terre e delle abitazioni.
Nonostante le difficoltà, l’olivicoltura resistette più di altri settori all’abbandono. Nel primo Dopoguerra, mentre alcune produzioni scomparvero, l’olio di oliva riuscì a riguadagnare terreno, grazie a una distribuzione razionale e alla creazione di marchi di alta qualità. Due cooperative testimoniano questa resilienza: gli Olivicoltori Sestresi, fondati nel 1978, e la Cooperativa Agricola Lavagnina, nata nel 1981, che continuano a portare avanti l’esperienza di generazioni di olivicoltori.
La storia dell’ulivo nelle colline del Tigullio è una testimonianza di resilienza e adattamento. Dalla sua introduzione antica fino alle sfide moderne, l’olivicoltura ligure ha saputo reinventarsi, mantenendo vivo un patrimonio agricolo e culturale che continua a caratterizzare il paesaggio e l’economia della regione.
Viarengo G., “L’Albero della Cuccagna. Paesaggio, alimentazione e cucina nella Liguria di Levante”, Chiavari, Internòs, 2023
Itinerari di diversa durata e adatti a ogni gusto e livello di preparazione, alla scoperta dei luoghi e dei panorami più belli e suggestivi del Tigullio ligure.
Lasciati guidare e fatti sorprendere dai tesori nascosti che il territorio del Tigullio ligure è capace di offrirti in ogni stagione.
Percorsi escursionistici, arrampicata, mountain-bike e molto altro… Scegli lo sport a contatto con la natura che fa per te!
Spettacoli, Teatro, Musica, Enogastronomia, Reading… Vivi le proposte culturali e artistiche, immerse nel paesaggio ligure.
Geologia, birdwatching, ingegneria naturalistica e altre iniziative, per coltivare consapevolezza e responsabilità per le questioni ambientali.
Catalogo del patrimonio materiale e immateriale, preziosa risorsa del Tigullio per fare comunità e per lo sviluppo locale.
Preserva la storia e le tradizioni del territorio del Tigullio ligure e tienile vive per le generazioni future.