Gradoni, Lunette e Terrazzamenti

La Storia delle “Fasce” e il Paesaggio del Tigullio

Le “fasce” rappresentano un elemento chiave per comprendere la storia agricola e il paesaggio del Tigullio, inclusi i suoi pittoreschi entroterra. Queste terrazze, frutto di secoli di lavoro umano, testimoniano l’abilità degli agricoltori locali nel trasformare terreni impervi in coltivabili.

 

Il Processo di Terrazzamento: Un’Opera d’Arte Agricola

Il terrazzamento segue le linee naturali della collina, sfruttando massi erratici come punti d’appoggio o regolarizzandoli per costruire i “sèggi”. Questo processo includeva anche l’implementazione di sistemi idraulici per controllare le acque pluviali. Piccoli beudi arginati garantivano che le acque scorressero senza danneggiare i terrazzamenti.

 

Le fasce erano dotate di scale e passaggi per facilitare il transito da un livello all’altro. I muri di contenimento erano costruiti con pietre posate a secco: le pietre più grandi alla base per stabilizzare la struttura, mentre le pietre più piccole e legate con zolle di terra-erba, chiamate “cuighe”, garantivano stabilità e trattenevano l’umidità del terreno. Il piano coltivabile ottenuto variava generalmente dai 30 ai 40 centimetri di profondità.

 

I Muri di Delimitazione e le Vigne

I confini delle proprietà erano segnati da muri di delimitazione, detti “mascée”, con le pietre dell’ultimo filare disposte a “libro”. In alcuni casi, venivano create mensole sporgenti con fori per inserire pali di sostegno per le vigne, noti come “pasciùn”.

 

Le Tre Tipologie di Fasce: Gradoni, Lunette e Terrazzamenti

Emilio Sereni (1955) ha classificato le fasce in tre categorie distinte:

  • Gradoni: Ripiani di forma irregolare, ricavati nei tratti meno rocciosi delle pendici, dove il terreno permette la coltivazione agricola.
  • Lunette: Piccolissimi ripiani semicircolari, sostenuti da muri di sassi e sterpi, ideali per trattenere terriccio e umidità intorno agli alberi su pendii ripidi.
  • Terrazzamenti: Grandi ripiani coltivabili ottenuti costruendo muri a secco, con cigli erbosi per trattenere la terra riportata all’interno del muro di contenimento.

 

Massimizzare le Risorse Naturali

Queste sistemazioni a “fasce” permettevano di sfruttare al meglio i terreni impervi, rendendo le colture compatibili con i cicli stagionali. La capacità di razionalizzare le colture e adattarle al territorio era essenziale per garantire la sopravvivenza e la prosperità delle comunità locali.

 

Le “fasce” del Tigullio non sono solo un esempio di ingegneria agricola, ma anche una testimonianza della resilienza e dell’ingegno degli agricoltori locali. Oggi, questi terrazzamenti raccontano storie di un tempo passato, ma la loro eredità continua a modellare il paesaggio e la cultura della regione.

Fonti

Porcella M., “La fatica e la Merica”, Genova, Sagep, 1986

Viarengo G., “L’Albero della Cuccagna. Paesaggio, alimentazione e cucina nella Liguria di Levante”, Chiavari, Internòs, 2023

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