Ascesa e declino delle cave sui Monti San Giacomo e Capenardo

Le Cave del Monte San Giacomo e del Monte Capenardo

Nella zona delle antiche cave di lavagna, il monte San Giacomo è solitamente il riferimento principale. Tuttavia, la vetta più alta del gruppo collinare-montuoso è il monte Capenardo, che raggiunge i 693 metri ed è la prosecuzione verso levante del monte San Giacomo.

 

Attività Estrattiva e Sviluppo

Le cave venivano aperte preferenzialmente a mezzomonte, dove l’esperienza indicava la presenza dei migliori filoni di ardesia. Tuttavia, nel corso dell’Ottocento, la crescente difficoltà nel trovare porzioni intatte di banco utile nella fascia mediana dei rilievi costrinse gli estrattori a sfruttare anche la lavagna situata in quota. Le vecchie cave di mezzomonte stavano cominciando ad esaurirsi o erano abbandonate da tempo, rendendo necessaria la ricerca in nuove aree.

 

Centro Principale: Cogorno

Cogorno era il centro principale dell’attività ardesiaca. Nel 1834, e mediamente per tutto il secolo, questa località ospitava circa 1.800 abitanti, un terzo dei quali erano impiegati nella produzione o nel trasporto delle lavagne. Nell’intera area del San Giacomo, che comprendeva anche le parrocchie di Breccanecca, Chiappa e Santa Giulia, vivevano oltre 4.000 abitanti, di cui circa 800 lavoravano nell’industria dell’ardesia.

 

Condizioni di Lavoro e Implicazioni Sociali

L’industria dell’ardesia comportava dure condizioni di lavoro, che si riflettevano sull’elevato tasso di mortalità tra i cavatori. Le malattie professionali, come la silicosi e la silico-tubercolosi, erano comuni e spesso portavano alla morte in giovane età. Questo alto tasso di mortalità contribuiva a una notevole percentuale di vedove nella popolazione locale.

 

L’analisi dei dati demografici dell’epoca evidenzia chiaramente l’impatto sociale e sanitario dell’industria dell’ardesia su Cogorno e sulle altre comunità del monte San Giacomo e del monte Capenardo. La storia di queste cave riflette una combinazione di adattamento tecnologico, sfide geologiche e profonde implicazioni sociali per le comunità coinvolte.

 

Il Declino dell’Ardesia del Monte San Giacomo e del Monte Capenardo

Negli ultimi trent’anni dell’Ottocento, il bacino estrattivo del monte San Giacomo entrò in un periodo di decadenza. Questo declino fu determinato da vari fattori:

  • Esaurimento degli Strati Ardesiaci: Il progressivo esaurimento degli strati di ardesia disponibili rese sempre più difficile e costoso l’estrazione.
  • Difficoltà nella Coltivazione delle Cave Profonde e Allagate: Le cave superficiali ed asciutte erano ormai rare, costringendo i lavoratori a operare in condizioni difficili e pericolose nelle cave più profonde e spesso allagate.
  • Carattere Tradizionalista e Precapitalistico dell’Attività Estrattiva: La mancanza di innovazioni tecnologiche e organizzative limitava l’efficienza e la produttività delle operazioni estrattive.
  • Costosi Lavori di Ricerca e Drenaggio: La necessità di eseguire lavori di ricerca, drenaggio e tracciamento aumentava i costi dell’estrazione.
  • Assenza di Piani Topografici Esatti: La mancanza di piani topografici che documentassero le vecchie cave rendeva rischiosa la ripresa dell’attività estrattiva. Le cave abbandonate erano spesso colme di detriti, allagate e inaccessibili a causa di crolli.

 

Conseguenze del Declino

Fine del Mestiere del Cavatore: Nel corso di circa quarant’anni, il mestiere del cavatore scomparve completamente.

Spostamento dell’Attività Commerciale e di Lavorazione: Lavagna riuscì a resistere alla crisi meglio di Cogorno, mantenendo la funzione di scalo marittimo e ferroviario. Tuttavia, l’attività commerciale e di lavorazione si spostò progressivamente in Fontanabuona, vicino alle cave più recenti e moderne.

Ritorno all’Agricoltura: I cavatori del monte San Giacomo tornarono uno dopo l’altro all’attività agricola.

Spopolamento e Rovina del “Paese Sotterraneo”: Le cave e i paesi cresciuti attorno ad esse si spopolarono e caddero in rovina. Le cave crollavano e si allagavano, mentre la vegetazione e gli smottamenti occultavano gli imbocchi.

Emigrazione Massiccia: Nel comune di Cogorno, l’emigrazione verso l’estero aumentò significativamente nel periodo 1882-1901, con un deficit migratorio di oltre milleduecento unità su una popolazione media di circa tremilaseicento anime. Questo fenomeno continuò anche nella prima metà del Novecento, portando a un calo demografico costante. Nel 1951, la popolazione di Cogorno superava di poco le duemilaseicento unità, rispetto alle quasi quattromila persone di un secolo prima.

 

Il declino del bacino estrattivo del monte San Giacomo rappresenta un esempio di come l’esaurimento delle risorse naturali, combinato con la mancanza di innovazioni tecnologiche e organizzative, possa portare al collasso di un’industria e alla trasformazione socio-economica di un’intera comunità.

Fonti

Beniscelli G., “Ardesia: pietra di Liguria”, Genova, SIAG, 1972

Porcella M., “Gli uomini dell’ardesia”, in Centro di Documentazione della Civica Biblioteca di San Colombiano Certenoli (a c. di), “L’ardesia della Fontanabuona e le sculture di Pietro Burzi”, Chiavari, Grafica Piemme, 2017, collana “Quaderni del Lascito Cuneo”

Savioli L., “Tradizione e storia della lavagna”, in Mannoni T. (a c. di), “Ardesia. Materia, Cultura, Futuro”, Genova, Sagep Editrice, 1995

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